Dalla seconda metà di aprile fino a giugno inoltrato, Portoscuso vive un evento unico e raro al Mondo che vede il suo epicentro nella tonnara. In questo luogo, costruito intorno al XVI secolo quando il Re di Spagna Filippo II diede il proprio assenso nel valutare la ricchezza dei banchi di tonni, ogni anno si rinnova il rito della grande pesca che ha assunto un carattere turistico. A partire dal mese di aprile, i pescatori noti come “tonnarotti”, si occupano con cura della riparazione delle barche e delle reti preparando, dentro la peschiera, quanto necessario per la cattura dei tonni. Grazie a un gruppo di imbarcazione e ad una spessa rete divisa in scomparti o “camere”, i tonni raggiungono in mezzo al mare, la cosiddetta “camera della morte”. Si tratta della parte finale delle reti che, sollevata dai pescatori, consente di pescare a pelo d’acqua i grandi tonni che non di rado superano i cinquecento chilogrammi di peso.
La tonnara di Portoscuso si compone da numerosi edifici situati attorno a un grande cortile ed è il fiore all’occhiello della storia locale. E’ in questo posto che l’economia si è unita alla crescita, sia urbanistica che demografica, del paese, segnando un legame indelebile con il mare. Per realizzare la tonnara che esercita un fascino irresistibile sui visitatori, si interessò personalmente il re di Spagna Filippo II che nel XVI secolo rimase colpito dai numerosi banchi di tonni nel mare di Portoscuso. Meritevole di una visita è la località detta “Su Pranu”, alla lettera “il pianoro”, prima costruzione dove veniva svolta l’attività della pesca del tonno. Sorsero nei paraggi le prime case dei pescatori chiamati “tonnarotti”, dove possiamo riscoprire gli umili spazi allestiti per cucire e rinforzare le reti, assieme a quelli per custodire e riparare le imbarcazioni. Nel cortile centrale della tonnara fa bella mostra di sé una cappella sacra che risale al 1630 e una meridiana con la scritta 1680. In quest’area che il marchese Vivaldi di Pasqua fece costruire una chiesa dedicata alla Madonna D’Itria, utilizzata anche come luogo di sepoltura, come suggerisce la presenza di alcune tombe. I pescatori del luogo, per il proprio sostentamento utilizzavano sia i prodotti naturali del mare, grazie all’attività della tonnara ma si dedicavano alla pastorizia e alla produzione della vite.
Nella tonnara “Su Pranu”, al centro del paese, trovarono rifugio tantissime famiglie di profughi giunti da Tabarka ancor prima che venisse fondata la città di Carloforte, dove si trasferirono per mezzo di un cospicuo contributo offerto dalla Corona del Re di Sardegna e dalla Curia vescovile di Iglesias.